MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE: uno dei più antichi d'Italia
Aggiornamento: 28 dic 2024
I due piani del Museo offrono una ricca panoramica delle culture d'Italia dall'epoca preistorica a quella romana e dell’antico Egitto e, al tempo stesso, permettono di ripercorrere la storia della formazione del Museo e delle sue collezioni.
Inserito all'interno del COMPLESSO MONUMENTALE DELLA PILOTTA, il Museo Archeologico è stato fondato nel 1760 come DUCALE MUSEO D’ANTICHITÀ per volontà di don Filippo di Borbone per poter ospitare i reperti provenienti dagli scavi della città romana di Veleia (località in provincia di Piacenza).
Nei due secoli successivi è stato arricchito con l’acquisizione di importanti reperti Egizi, Etruschi e Romani.
SEZIONI ESPOSITIVE
Nel 2023 è terminata l'ultima imponente opera di ristrutturazione avviata dall'allora incaricato direttore incaricato Simone Verde.
Il nuovo percorso, ordinato cronologicamente a partire dal Paleolitico e con termine all’alto Medioevo, si snoda in modo circolare esclusivamente al primo piano.
L’ala Ovest del Palazzo della Pilotta, più o meno corrispondente alle sale in precedenza sedi di uffici e biblioteche, è stata destinata alle collezioni extra-territoriali, composte da vasellame e altri materiali greco-etruschi, monete e reperti egizi.
DAL PALEOLITICO ALL'ETÀ DEI METALLI
Sono raccolte le più antiche tracce di frequentazione del territorio parmense databili tra 70.000 e 50.000 anni fa, fino a migliaia di anni dopo, nel Paleolitico superiore (dopo la fine dell’ultima glaciazione avvenuta circa 13.000 anni fa).
LE TERRAMARE
Tra la fine del XVII e il XVI secolo a.C., in piena età del Bronzo, nella pianura padana iniziano a fiorire decine di villaggi, le cosiddette “terramare”, con peculiari caratteristiche strutturali e un omogeneo patrimonio di manufatti. I villaggi, estesi da uno fino a oltre 10 ettari, risultano distanti mediamente 5/6 chilometri uno dall’altro, con un'economia basata su un’agricoltura piuttosto avanzata e sull’allevamento.
L'ETÀ DEL FERRO, TRA ETRUSCHI E CELTI
Dopo il collasso della civiltà terramaricola, la pianura emiliana sembra abbia attraversato un lungo periodo di spopolamento. Le prime tracce di una rinnovata occupazione sono datate al VII secolo a.C. e risultano appartenenti a comunità di cultura etrusca. In questa nuova fase il popolamento non è più concentrato in grandi villaggi, ma distribuito in piccoli nuclei di capanne legate allo sfruttamento agricolo del territorio. Tali nuclei risultano prevalentemente posizionati lungo vie di percorrenza, ad esempio quelle vallive, oppure nei pressi di guadi, così da affiancare all’attività agricola anche il controllo delle vie di traffico.
VELEIA. IL CICLO STATUARIO
La città romana di Veleia, situata nel primo Appennino piacentino, è tornata alla luce a partire dal 1760, quando il duca don Filippo I di Borbone avviò gli scavi ufficiali. Tra i primi ritrovamenti vi sono le dodici statue in marmo lunense raffiguranti i membri della famiglia imperiale Giulio-Claudia. Allineate su un podio lungo le pareti, dovevano sottolineare la lealtà politica della piccola comunità verso la corte. Il rapporto tra quest’ultima e la cittadina è reso ulteriormente stretto da Calpurnio Pisone - cognato di Giulio Cesare - che era il patrono di Veleia.
VELEIA. LA CITTÀ ROMANA
Nel 1760 viene aperta la prima campagna di scavo nell’area in cui, nel 1747, era stata rinvenuta la Tabula Alimentaria , la più grande iscrizione in bronzo d’epoca romana ad oggi nota, contenente le disposizioni dell’imperatore Traiano per l’istituzione di un prestito ipotecario (Alimenta) in favore dei bambini bisognosi.
IL TERRITORIO DI PARMA ROMANA
La colonia romana di Parma viene insediata nel 183.a.C. con funzioni di controllo delle valli appenniniche popolate dai Liguri ancora in guerra con Roma: a ciascuno dei 2000 coloni, giunti con le famiglie dall’Italia centrale, sono assegnati 8 iugeri di terreno (circa 20.200 mq). Nasce così il sistema delle "centuriazioni" che suddivideva il territorio in lotti quadrati di circa 710 m di lato, delimitati da strade, filari di alberi e canali. Gli insediamenti agricoli, solitamente due per centuria, inizialmente si inserivano nelle zone più vicine alla città per poi diffondersi fino a 900 m di altitudine e nella bassa pianura fino al Po.
REPERTI GRECI ED ETRUSCO-ITALICI
Le cosiddette collezioni storiche comprendono opere non legate al territorio parmense e giunte in Museo tramite doni, acquisizioni di intere collezioni o anche singoli acquisti sul mercato antiquario effettuati, per lo più, nella prima metà dell’Ottocento. I vasi greci sono in gran parte provenienti da Vulci (IX-VII sec. a.C.), mentre la Magna Grecia è rappresentata da un cospicuo numero di vasi apuli (dall’odierna Puglia).
Tra i materiali di ambito etrusco sono presenti sia il vasellame, con brocche, calici e coppe in bucchero, sia oggetti in terracotta (testine di carattere votivo, urne cinerarie e coperchi per urne), nonché diversi bronzi, tra i quali raffinati specchi, statuette votive e uno splendido elmo di tipo corinzio.
LA STATUARIA DI COLLEZIONE
Il gruppo di sculture di età romana proviene dalle collezioni dei Gonzaga di Guastalla e dei Farnese di Roma.
Sul vestibolo del Palazzo della Pilotta e in Galleria sono rispettivamente esposti la testa di Zeus in marmo greco e i colossi in basanite, rinvenuti sul Palatino, forse nel palazzo imperiale di Domiziano. Di particolare interesse sono anche il Satiro flautista di Lisippo, la testa colossale del dio Serapide e il ritratto dell’imperatore Lucio Vero.
LA COLLEZIONE EGIZIA
La sezione egizia del museo si è formata principalmente tra il 1830 e il 1832, grazie all’acquisizione di numerosi reperti sotto la direzione di Michele Lopez e con il sostegno della duchessa Maria Luigia d’Austria.
La collezione oggi si compone di circa 200 pezzi che coprono un periodo compreso tra 2100 a.C. e I secolo d.C., provenienti per la maggior parte da Tebe e da Memphis. Seppur relativamente circoscritta dal punto di vista quantitativo, tale collezione ha pezzi di notevole valore storico e scientifico, così da essere tuttora oggetto di interesse e di visita da parte di studiosi di livello internazionale. Questa collezione offre una panoramica significativa sulla cultura e sulle pratiche funerarie dell’antico Egitto, arricchendo l’esperienza dei visitatori interessati a tale antica civiltà.
Per informazioni aggiornate sugli orari di apertura e sulle modalità di visita, è consigliabile consultare il sito ufficiale del COMPLESSO MONUMENTALE DELLA PILOTTA https://complessopilotta.it/museo-archeologico/
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